Desidero iniziare questa recensione con due parole: Grazie Stefano.
Mio padre a cena ieri sera ha detto una cosa molto interessante: sarebbe bello stare seduti al proprio tavolo, osservando gli altri commensali nello stesso ristorante, e sapere cosa li ha spinti ad uscire a cena quella sera. Per la maggior parte dei casi sicuramente la voglia di stare bene, di gustarsi un momento di soddisfazione, chi solo per godere di buon cibo, chi per terminare in modo rilassante una giornata pesante, chi semplicemente perché non ha voglia di cucinare, chi per festeggiare un importante evento, un compleanno, un anniversario, chi per lavoro, chi per amore, ecc..
Poi ci sono cene come la mia di ieri sera, cene che nascono improvvisamente e inaspettatamente, cene per celebrare una rinascita, una seconda possibilità che viene offerta, forse una sola volta nella vita, per voltare le spalle ad una fine certa e preannunciata e contro la quale niente e nessuno può fare qualcosa.
Questo è stato il motivo per cui ieri sera io e i miei genitori abbiamo deciso di andare fuori a cena, perché ieri ci è stata data una seconda possibilità: a mio padre, che è riuscito a fregare quel mostro che si è insinuato dentro di lui e da ieri la vittoria è quanto mai palese, e a me, che da ieri forse ho trovato la forza per aggrapparmi al bordo del dirupo dopo un anno che ci stavo sprofondando dentro, senza uscita.
Scegliamo la Trattoria Cervetta, voglio provare anche io la famosa cotoletta.
Arriviamo e siamo solo noi: arriverà solo un'altra coppia quando noi abbiamo praticamente finito, quindi saremo soli con Stefano per tutta la sera.
Il posto è esattamente quello che serve a noi come sottofondo di questa serata: piccolo, raccolto, con luci soffuse, senza aria condizionata pesante, una musica rilassante e delicata in sottofondo, tavoli invitanti con questo curioso e al contempo raffinato abbinamento di classici bicchieri alti da vino in cristallo e bicchieri dalle svariate forme e colori, tutti diversi per l'acqua.
Ordiniamo acqua frizzante e un Lambrusco Salamino di Santacroce (ottimo) da bere.
Per mio padre tagliatelle al ragù, io direttamente la cotoletta Cervetta senza aceto per via di un'allergia, e mia madre le polentine con uova di quaglia. Ovviamente tutti sentiamo il piatto dell'altro. Inizio dalle polentine: fantastiche, presentate sottoforma di tre piccoli cilindri di polentina consistente e gialla, sormontate da rossi d'uovo di quaglia, con un letto di scagliette semifuse di formaggio. Deliziose e più che altro sfiziose, la cremosità del rosso dell'uovo si sposa a meraviglia con la consistenza della polenta che allo stesso tempo si scioglie anch'essa in bocca.
Le tagliatelle al ragù di mio padre sono un po' la cartina al tornasole di un locale che fa cucina tipica nostrana: credo che se un ristorante che propone cucina emiliana è capace di realizzare ottime tagliatelle al ragù o ottimi passatelli, piatti semplici insomma, come quelli che fanno le nostre mamme o nonne, il più è fatto. Le tagliatelle al ragù di Stefano sono eccezionali: rugose, piene di sapore, cotte meravigliosamente al dente come piacciono a me, un po' spesse come piacciono a me, e condite con un ragù strepitoso, come quello della mamma, con il giusto bilanciamento di sapori di carne, pomodoro, insomma, veramente eccezionali. E poi un bel piatto abbondante, come deve essere secondo me.
La mia cotoletta…bhe, non credo potrei trovare parole innovative e non banali per descrivere la cotoletta Cervetta, quindi non posso fare altro che sottoscrivere tutto quelle che già è stato detto, elevarlo all'ennesima potenza, e dire che semplicemente è la migliore cotoletta mangiata della mia vita, migliore di quelle mangiate a Milano, incredibile ed imperdibile (ed enorme, visto che metà l'ha finita mia madre!). Complimenti, davvero.
Mio padre, con la gioia che gli altri non vedono, ma che io percepisco da ogni movimento e gesto, prende anche un secondo di zampone e cotechino con fagioloni e purè (tipicamente estivo, ma io esplodo di felicità, perché adesso si che riconosco mio padre!): non sono una grande amante di zampone e cotechino che mi dicono essere molto buoni, ma il purè e i fagioloni sono uno spettacolo.
Chiediamo un'altra bottiglia dello stesso vino. Prima anticipazione della parentesi che farò su Stefano al termine della recensione: ci porta il vino, lo stappa, annusa il tappo, si accorge di qualcosa di strano, si scusa, prende un bicchiere, assaggia il vino: non va bene, senza scena, senza battere ciglio, lo porta via, e ce ne porta una nuova bottiglia. Questa è professionalità.
Capitolo dolci: un trionfo. Per mio padre: tortino al cioccolato caldo, con cuore fondente e zeste di arancio. Senza parole. Morbido, un trionfo di cioccolato, e il sapore a contrasto dell'arancio è meraviglioso. Per me e mia madre: zuppa inglese e mascarpone con scaglie di cioccolato da dividerci: anche in questo caso, tutto fenomenale, tutto morbidissimo, un abbraccio cremoso per il palato, delicato e al contempo con gusti decisi e persistenti.
Non paghi, un tiramisù bianco: averlo sentito prima ne prendevo 3. Mai sentito un dolce del genere, credevo fosse panna cotta, o mascarpone, o non so qualche altra immagine evocare per descrivere la cremosità e il gusto di questa nuvoletta bianca che nasconde un cuore di savoiardi imbevuti nel caffè.
Il tutto accompagnato da una bottiglia di passito aperta per me e lasciata al tavolo, e lo stesso per una bottiglia di Jack Daniels di cui mio padre si è concesso il primo bicchiere dopo anni in cui tutto questo gli è stato negato.
La cena è finita: non abbiamo mai parlato tra di noi del motivo della cena, abbiamo fatto passare tutto sotto silenzio, troppo dolore questa cena sta lavando via, non servono parole, solo un brindisi, tra di noi, senza dire niente.
Apro adesso la parentesi Stefano. Stefano non sa perché siamo a cena fuori, non ci conosce. Ma ci ha accompagnato e coccolato tutta sera. Una presenza discreta, una presenza che ci ha permesso di dimenticare il motivo (seppur meraviglioso) che ci ha portato a festeggiare, e allo stesso tempo di non farcene sentire il peso. Non so se abbia percepito la vibrante tensione del momento, ma la sua presenza, l'accortezza nei gesti, la solerzia nell'assisterci, la prontezza e la disponibilità nel servizio, sono stati il valore aggiunto della cena stessa. Ha chiacchierato con noi come se fosse un amico, ci ha fatto ridere e ha riso con noi, ed era tanto tanto tempo che tutti e tre non ridevamo, rilassati, con un bicchiere di vino e di whisky in mano.
Questa è una cena memorabile, questa è la nostra cena, in cui oltre al ritrovarci, abbiamo mangiato cibo eccezionale, veramente di qualità (e per il quale abbiamo pagato a mio dire poco, per quantità e qualità, 92 euro in tre), preparato da chi non vuole stupire, non vuole impressionare, ma solo fare stare bene la gente che ospita, offendo il suo meglio a tutti i livelli.
Questa è una cena memorabile, per noi, per il cibo e anche per Stefano che rimarrà nel ricordo di questa serata.
Desidero terminare questa recensione con due parole: Grazie Stefano.
Imperdibile!!!
[joy]
22/07/2010
Non ho altre parole da aggiungere alle tue, auguri