La sfiga non è la sfortuna.
La sfortuna ti casca addosso, la sfiga ti viene a cercare.
Dunque, complice anche la sfiga, che da un po' di tempo cerca di perseguitarci, il nostro appuntamento in montagna con Alfi subisce delle modifiche.
Il falchèto plana infatti sui ghiaioni della Forcella del Putia con una discreta distorsione alla caviglia. Per fortuna (o per mia inconscia, automatica, contrapposizione, quando sento odor di sfiga), mezz'ora prima avevo dettato la marcia indietro, perché, quando il sentiero diventa troppo esposto per i miei gusti, il mio senso dell'equilibrio vacilla e non bisogna aver paura d'arrendersi alla montagna... altrimenti saremmo ancora là... a cercar di portarla giù... (facèta scagazzosa), oppure a chiamare l'elicottero se fosse scivolata nel punto esposto.
Fattostà che la camminata al Fuciade viene annullata e ci troviamo a Tires, all'inizio della Tschamintal, dove c'è una schwaige degna di menzione, soprattutto per il suo allevamento di trote nell'acqua freschissima del torrente che scende dal Catinaccio. Appuntamento alla bella chiesettina di S.Cipriano, che si staglia davanti alle torri del Vaiolet.
La Marta si accomoda in una panca di legno all'ombra degli abeti a leggere il Corriere, io e Alfi puntiamo in su per 35 minuti, ma anche a quota 1.400, e anche all'ombra del bosco, fa un caldo boia e il tempo a disposizione è poco per arrivare ad una meta. Decidiamo che è meglio tornare sui nostri passi, pensare a cosa mangiare e dopo un'oretta di cammino ci riavviciniamo alla baita di inizio sentiero, recuperando mia moglie.
Dentro è tutta di legno, bellina (anche se in giro ho visto di meglio), bagni pulitissimi e profumati.
Tre torte enormi ti sbarrano la strada all'ingresso, dietro il banco frigo: una sacher, una grano saraceno col ribes rosso e una ricotta-pan di spagna.
Il coperto molto semplice, con tovagliolini di carta. Per il resto si mangia sui tavolacci di legno, siamo in un rifugio, seppur molto vicino alla strada provinciale che porta da Tires al Passo Nigra.
Da bere ordiniamo un Chardonnay della Cantina Vini di Merano, del 2008, da 13°, fresco al punto giusto. Avrei preferito il 2009, ma non c'era, e comunque entro i due anni il bianco si può sempre bere bene. La cameriera, gentile e disponibile, ce lo stappa lì davanti. Di un giallo paglierino carico, dovuto anche all'anzianità di un anno, profuma di mele mature ed ha un sapore persistente al palato. Ottimo.
Prendiamo anche due Plose, una liscia ed una gasata.
Io e mia moglie non abbiamo dubbi, puntiamo subito sulla trota, alle mandorle per lei, alla brace per me, entrambe guarnite di patate lesse ed erba cipollina, con una foglia d'insalata imbriagòna.
La sua era cotta nel vino bianco. Supersquisite entrambe, che sono freschissime si sente.
Devo dire che le patate lesse non erano invece il massimo. Troppo cotte fuori e un po' durette dentro, come chi le precuoce, stando un po' indietro nella cottura, e poi le riscalda in acqua, con risultato non proprio esaltante.
Alfi punta invece su un piatto bestiale. Erano maccheroncini del “teufel”, infierno de fiama, al salamino piccante, peperoncino, non ho visto bene se anche con capperi ed olive, Alfi ti prego integra e descrivi meglio tu, mi lacrimavano gli occhi solo a vederti mangiare. La quantità era enorme, credo per circa tre persone, cioè un tegame stracolmo. Inizialmente, il nostro clavicembalista era preoccupato perché avrebbe dovuto ordinare anche il secondo e non sapeva come orientarsi, ma dopo il “tegamino” non l'ho più sentito parlare di secondo...
Tempi di portata ottimali. Ordiniamo quindi il dolce che ci dividiamo reciprocamente, per assaggiare tutto tutti.
Una sacher con la panna montata, una torta alla ricotta-pan di spagna e un gelato alla vaniglia con mirtilli giganti neri freschi e ancora panna montata, alè. Quantità smisurate, incredibili, le fette erano gigantesche, il gelato pure. Buonissimo il tutto, con una leggera critica alla torta alla ricotta che mia moglie osserva (e le dò ragione ) essere mescolata con la colla di pesce per favorirne l'unione, mentre la ricotta allo stato puro sarebbe stata preferibile. Almeno, questo a nostro comune giudizio.
Dopo aver pagato 21,70 euro a testa, ci dirigiamo verso la macchina che è un forno. Chi l'avrebbe detto, qui in montagna?
Fine della tre giorni, salutiamo Alfi, grazie ancora una volta per la compagnia, e scendiamo nella vita reale, dove, nella zona di Bolzano, i gradi all'ombra sono 37, segnati sui termometroni appesi per strada.
Consigliato!
[Reginalulu]
12/07/2010