E' una bella giornata di sole, e decidiamo, io e lei, di fare una girata in Toscana, terra senz'altro più bella ed amena della nostra orribile valle padana, e specialmente della nostra città.
Finiamo per uscire dall'autostrada del sole ad Incisa in Val d'Arno/ Reggello, paesi piccoli, ma fornitissimi di negozi e spacci di abbigliamento e pelletteria della migliore fattura e tradizione.
Siamo nelle colline del'Arno, nel tratto del fiume che va a nord-ovest verso Firenze, paesaggio dolcissimo, con file di cipressi, pini marittimi e castelli seminati un po' ovunque, e una temperatura dell'aria (18°) che ci fa sognare la primavera!
Guardiamo alcuni negozi che offrono capi magnifici, ed in poco ci accorgiamo che sono le 12.30!
Ad una guardia giurata addetta alla sorveglianza dello spaccio chiediamo un suggerimento per un ristorante in cui mangiare benino, e ci risponde senza esitazione: il Canniccio, tornando verso Incisa, su una collinetta su cui è anche un traliccio per i cavi elettrici, non potete sbagliare perché è anche segnalato.
Andiamo , e non vedo tralicci , e appena visibile il cartellone con il nome. Comunque entriamo nella corte del ristorante che è ricavato da una bella casa ben ristrutturata, in cima ad un colle che guarda direttamente la vallata dell'Arno.
Lasciamo la macchina nel cortile ed entriamo: una ragazzina, che poi ci servirà, ci accompagnano in una stanzetta in cui sono quattro tavoli: due da due/tre e due da quattro/sei persone: arredo rustico, tovagliato bianco, doppie posate, bicchiere da acqua e calice da vino; alle due finestre tendine bianche con ricamato il nome del ristorante, pareti imbiancate e soffitto con i travetti di legno in vista, molto ben sistemato. Il Canniccio dispone di tre o quattro di queste salette a piano terra, ma non so se al piano superiore ci siano altri spazi.
Il proprietario ci prende l'ordinazione dopo poche secondi di lettura del menù (un po' troppo frettoloso): pici al ragù di anitra per uno, un filetto al pepe verde e una lombata di vitello e un contorno di tortino di verdure, e nell'attesa qualche crostino misto (due al fegato, due al pomodoro, un po' piccanti e uno con i fagioli). Da bere acqua gassata e un mezza bottiglia di Sangiovese proveniente da Montalcino, non eccezionale ma di corpo robusto. Buoni i crostini, anche se, per me, quelli con il fegato un po' troppo amari, bene anche i pici all'anitra ( quasi più ragù che pici), che divido inequamente con la signora, e molto bene le carni, saporitissime e molto tenere, ottimo il sugo del filetto al pepe. Non ho avuto il coraggio di lanciarmi in una fiorentina, pezzo importante visto sul tavolo di fianco: bisogna fare uno sforzo considerevole e non devi aver un ritorno a casa di 160 chilometri, la digestione sarà difficilina. Molto belle anche le tagliate ai carciofi che ho visto su altri tavoli. Tutti piatti magnifici, senz'altro da riprovare, ma con debita calma.
Chiudiamo con un caffè e un fernet, e poi il conto: 62.50 euro, appropriato. All'uscita il proprietario ci offre ancora un digestivo: un altro goccio di fernet (non si sa mai).
Discreto il servizio, molto bene i piatti , sia il primo che le carni, e bello anche il ristorante in magnifica posizione, diciamo che merita senz'altro 4 cappelli
Consigliatissimo!!
[Reginalulu]
28/02/2010
(Però ti capisco)
Bella mangiatina