UN DOVEROSO PREAMBOLO
Da circa un paio di mesi ho nella testa le immagini di un bellissimo film di Luigi Comencini del 1975, “La donna della domenica”; interpretato da Marcello Mastroianni, Jacqueline Bisset e Jean-Louis Trintignan, il film è un classico giallo d'indagine ambientato in una Torino deserta e afosa alla vigilia del ferragosto, girato con il taglio tipico della commedia all'italiana e musicato, come al solito egregiamente, da quel tesoro nazionale che è Ennio Morricone.
Evidentemente la magia del cinema opera sulla nostra coscienza in vari e imperscrutabili modi, poiché, già memore degli esterni girati al Valentino per il magnifico “La meglio gioventù”, io e Federica decidiamo di iniziare il nuovo anno proprio con un weekend esplorativo a Torino e, in particolare, al Museo Nazionale del Cinema.
La formula è un super classico: b&b, visita scrupolosa del centro storico, selezione preventiva delle varie tappe museali e dei mercati delle pulci oltre, naturalmente, ad una sana e robusta mangiata in qualche “piola” meritevole.
Arriviamo in una mattina radiosa di sole, le Alpi a due passi sono completamente innevate e cingono l'ottocentesca città dei Re come una corona.
Ci sistemiamo in un bellissimo appartamento a due passi dal Parco del Valentino e, cosa che mi intriga non poco, a cinquanta metri dalla casa che fu del grande sensitivo torinese, Gustavo Rol.
Lasciamo le borse e partiamo per la nostra passeggiata, che durerà circa dodici ore e includerà le splendide piazze del centro, i mercati di Porta Palazzo e del Balòn, un Bicerin allo storico Caffè Mulassano, Palazzo Madama, la Mole Antonelliana con il suo stupefacente museo del cinema, il Quadrilatero Romano, Piazza Vittorio e i Murazzi che fiancheggiano il Po, qui insolitamente snello e placido come un torrente di montagna.
Torneremo “a casa” verso le dieci di sera con i piedi gonfi e le anche doloranti, completamente distrutti. La fatica accumulata è tale che l'indomani rinunceremo alla programmata visita al Museo Egizio (il più grande e fornito al mondo dopo quello del Cairo) e ci limiteremo ad un escursione in macchina verso il Castello di Rivoli e la Sacra di San Michele, abbazia che ispirò a Umberto Eco le ambientazioni per “Il nome della Rosa”.
Avendo praticamente saltato i pasti del giorno prima per finire il nostro itinerario in tempo, oggi siamo finalmente pronti a concederci un lauto pasto piemontese. E scusate le lungaggini….
IL PRANZO
La scrupolosa ricerca sul web di un locale degno di recensione (escludendo quelli dove di solito mi fermo, ahimè ancora chiusi per ferie), mi porta sulla collina alle spalle di Moncalieri, con vista mozzafiato sulla città e la Basilica di Superga in lontananza.
La Taverna di Frà Fiusch, a Revigliasco, conta ottime recensioni e la patente di tipicità assoluta in fatto di cucina torinese, che personalmente adoro, soprattutto se contaminata da quella più ruspante delle Langhe astigiane. Si dice inoltre che qui si prepari la migliore Bagna Caoda della città , ed è da qui che parto, prenotandola per me solo e con largo anticipo.
Il locale è molto bello, disposto su due piani e arredato con cura ed eleganza; posateria e tovaglie hanno il gusto tipico della eleganza malinconica e ottocentesca di questa città .
Il primo impatto però mi lascia perplesso, non avevo desiderio di un locale troppo ingessato e le cameriere sembrano svogliate, ispirandomi subito una certa antipatia. Ma sul nostro tavolo sono già in attesa un vassoio di ottimi grissini fatti in casa e una cesta enorme di verdura cruda per la mia bagna: cardi, sedani, finocchi, deliziosi peperoni di Asti, indivia, topinambur, carote, porri, cipollotti e ravanelli. L'umore tende già al rialzo.
Ordiniamo una bottiglia di una buonissima Barbera d'Asti Superiore Altea 2006 Cantina Sant'Agata (€ 13) dal gusto intenso e rotondo e una bottiglia di acqua frizzante.
Visto il carico che mi aspetta con la Bagna Caoda, rinunciamo a malincuore a degli antipasti molto promettenti come battuta di Fassona all'albese o cardi con fonduta e ordiniamo solo due primi: agnolotti del plin (con ripieno di carni e verdure) al sugo d'arrosto e gnocchi di patate al Castelmagno, che divideremo equamente. In carta c'erano anche tajarin con sugo di fegatini e salsiccia, agnolotti d'asino e altri primi che purtroppo ho rimosso.
Passiamo la mano anche sui secondi, tutti assolutamente invoglianti e tradizionali: finanziera, bollito misto con bagnetto, brasato alla Barbera con verdure, fritto misto all'italiana, agnello e naturalmente una ricca varietà di tagli di Fassona cucinata in vari modi.
Un'intera pagina è dedicata ai grandi, eccelsi e inarrivabili formaggi del Piemonte; li amo così tanto che non ho il coraggio di guardare, finirei sicuramente con l'ordinarli e guastarmi il seguito.
A malincuore non ordiniamo più nulla, con la Bagna Caoda di mezzo la scelta potrebbe risultare piuttosto azzardata.
In attesa del primo ci viene servita dalla casa una piccola porzione di insalata russa fatta in casa (altro sigillo di piemontesità ), per cui Fede va letteralmente pazza. E questa è senza dubbio ottima, anche per il tempismo con cui ci viene offerta: accompagniamo con due grissini e vuotiamo il primo calice di Barbera.
Un quarto d'ora di chiacchiere, grissini e verdure crude della cesta e arrivano i primi: gli agnolotti del plin non sono più grandi di un mezzo francobollo, abbondanti, squisiti e serviti su un fondo di arrosto da manuale; giunto velocemente a metà , giro a malincuore il mio piatto a Fede per finire i suoi gnocchi, che sono morbidissimi e ricoperti da un saporitissima fonduta.
Eccellenti entrambi i piatti, anche se ho preferito di gran lunga gli agnolotti .
Ecco finalmente la Bagna (€ 20): nel tradizionale fornelletto di terracotta alimentato da una piccola candela ci sono olio extravergine, aglio e acciughe dissalate a ribollire lentamente.
Per un piccolo malinteso durante la telefonata di prenotazione, la cucina ci manda due porzioni anziché una: correttamente e a scanso di inutili sprechi, segnalo subito la cosa e la cameriera non batte ciglio: si scusa per aver capito male e dice di non preoccuparci, salvo poi lasciare al tavolo anche il fornello per Federica, augurandole buon appetito.
Un gesto di grande professionalità e cortesia che ha subito cancellato la mia prima ed errata impressione sul personale.
E si comincia: un sublime susseguirsi di verdure crude immerse nella salsa calda, soave, saporitissima. A dispetto dei timori iniziali non è per nulla stucchevole o pesante, e anche a distanza di molte ore manterrà la promessa di facile digeribilità .
A metà strada arrivano al tavolo anche le verdure cotte: cavolfiore, patate, scalogni e peperoni arrostiti. E qui la Bagna Caoda raggiunge la perfezione; anche Federica non resiste e attinge generosamente dal cesto, che sembra non finire mai.
So che tradizionalmente si conclude questa pietanza con un uovo di quaglia rotto all'interno del fornelleto a rassodare lentamente per raccogliere il fondo e finire la Barbera. Ovviamente non ci arriverò, poco dopo la metà comincio ad avere allucinazioni a sfondo mistico e sono costretto ad abdicare; per questo sono veramente soddisfatto di essermi trattenuto al momento dell'ordinazione ma lo sono soprattutto di questo glorioso piatto d'altri tempi.
La carta dei dolci è improntata all'esuberanza spinta e non ci dice granché, oltretutto siamo davvero pieni. Tuttavia non ci risparmiamo un secondo omaggio della casa, una piccola panna cotta con salsa di cachi che si rivelerà ottima per pulire il palato e accompagnarci a due caffè e un'elegante grappa di Arneis.
Il conto è di € 60 totali, ottimamente spesi e, contro ogni probabilità , ben più onesti delle previsioni.
Rinnovo le scuse per aver involontariamente indotto l'errore sulla Bagna Caoda e mi avvio all'uscita con spirito decisamente superiore a quello del mio arrivo.
UN CONSIGLIO
Andateci, a Torino! E' una città rinnovata nell'aspetto e nello spirito, ingiustamente snobbata dalle usuali traiettorie turistiche italiane. Un grande centro senza più le fuliggini della Fiat e i coprifuochi dettati dai turni delle presse a Mirafiori, con bellissimi mercati all'aperto, locali, parchi verdissimi, caffè storici, musei tirati a lucido e strutture espositive in grande espansione.
Senza dimenticare le tante, stupende trattorie del centro e delle colline vicine, tra cui questa Taverna di Fra' Fiusch, una rivelazione.
Buon 2010 a tutti
Consigliatissimo!!
[Frittella]
09/01/2010
Recensione assolutamente maestosa.
La bagna cauda poi...... Non ho parole, ho appena postato la ricetta tradizionale e ne vado pazzo!
D'accordo su Torino, città splendida e sottovalutata.
Complimenti Iapo, complimenti.