Domenica.
Continua il tour de force di pranzi fuori, con questo sono a cinque di fila!
Credo che da martedì avrò le sembianze di Platinette!
Nonostante debba affrontare un pranzo con suoceri e cognati la mia intenzione è di stare abbastanza leggero, così arrivo all'agriturismo Rubbio senza aver affrontato alcun aperitivo e portandomi a spasso un desiderio atavico di brodo caldo.
Caldo e accogliente è anche l'ambiente che ci attende, una vecchia casa colonica abilmente ristrutturata con annessa casetta ad uso famigliare e stalla ora adibita a spaccio, laboratorio e acetaia.
Grazie ad una recensione di renato, abbiamo optato per la sala al piano terra e velocemente veniamo fatti accomodare al nostro tavolo da otto.
L'ordinazione dei primi procede lentamente perché ognuno vuole un piatto diverso ma alla fine siamo tutti d'accordo: quadris composto da tortellino in brodo (lo uccidono anche con la panna), tortellone rosso ai funghi, pappardelle al ragù di lepre e tagliatelle al ragù!!
Per il vino ci accordiamo molto più in fretta, grasparossa prodotto da loro, ottimo frutto di quelle splendide vigne color pastello che incartano il borgo come un ferrero rocher.
La sala è spaziosa e quadrata, arredata con una madia e se non ricordo male una cassapanca, soffitto altissimo come da tradizione contadina e sarebbe anche luminosissima se non fosse che le tende sono tutte chiuse e la splendida luce del sole domenicale non riesce a filtrare, peccato.
Arrivano i tortellini serviti in una pirofila, fumanti ed ammiccanti….azz il brodo è un po' insipido ed il gusto del ripieno non riesce a prendere lo spunto necessario per uscire dall'anonimato. Peccato peccato, speravo proprio in qualcosa di speciale.
Alla mia sinistra il graspa tira più di Lapo ad un festino e gioiosamente veniamo circondati da tortelloni, tagliatelle e pappardelle.
Queste ultime sono preda della vanes che se le pappa in un boccone dopo aver rivelato che erano speciali , le tagliatelle sono gustose ruvide ed unte il minimo sindacale mentre i tortelloni rossi sono buoni e un po' pannosi.
Direi niente male, non indimenticabili ma niente male.
Arrivano le tigelle ed il gnocco fritto in compagnia dell'allegra combriccola dei salumi (ottima la mortazza) e dei formaggi.
Le prime crescentine sono leggermente secche ma già al secondo cestino migliorano vistosamente, sanno di pane.
Il gnocco è discreto, leggermente unto ma non stomachevole e si accompagna benissimo con stracchino e crudo.
Ordiniamo l'ultima boccia di graspa e scegliamo i dolci: un paio di crostate e un tortino di cioccolato con mascarpone presentato benissimo e ottimo di sapore.
Cinque caffè (buoni), una sambuca (mannaggia non avevano il ghiaccio) e una grappa per chiudere un conto da ventitrè eurini a testa.
BRAVI.
Il posto è incantevole, il locale carino come il servizio ed il cibo discreto, siamo a ridosso dei quattro berretti ma ne do tre con la sicurezza che presto mi stupiranno.
Adìo Zèmian.
Consigliato!
[damiani]
19/11/2008