Non posso dire che il desiderio di festeggiare fosse così sentito, almeno non come altre volte. Di certo non solo per l’inesorabile sommarsi degli anni, ma anche per l’impossibilità di abbracciare chi avrei tanto voluto fosse presente a questo appuntamento, a cui non aveva mai mancato e sono certo non avrebbe voluto mancare neanche quest’anno.
E così il maturare dell’anno compiuto si accompagna sempre più con riflessioni non del tutto serene e con i soliti ritorni al passato non completamente gratificanti, per chi come me, che sui propri errori e sulle cose non dette e “lasciate ad aspettare”, potrebbe compilare un’intera enciclopedia.
Forse è anche per questo che ho sperato e cercato, almeno per questa cena, che tutto andasse per il verso giusto. Ed è soprattutto per quest’ultima riflessione sull’esito della serata, il cui risultato non era del tutto scontato, che già in questa premessa voglio esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai titolari del ristorante, che hanno contribuito in modo importante affinchè la serata diventasse davvero speciale.
Avevo ricevuto di recente un suggerimento da un caro amico carpigiano, appassionato della buona cucina, che descriveva il ristorante “Donna Aurora” come meritevole di attenzione. Ho così colto l’occasione per raccogliere la “dritta” e festeggiare, sebbene con un po’ di ritardo dovuto ai soliti impegni, i miei primi sessanta anni.
Invitati alla mia tardiva festa la mia dolce moglie Mira, il suo bimbo un po’ “cresciuto” Daniele, accompagnato dalla sua beneaugurante metà Fausta.
Ci siamo così trovati presso questo grazioso ristorante, che ha operato a mio giudizio una scelta opportuna già nel prevedere un numero di coperti ridotto, direi tra venti e trenta, con tavoli abbastanza distanziati. Una circostanza ideale per una cena intima che si vuole caratterizzata da una certa riservatezza e un servizio curato.
Il menù si presenta con una discreta scelta di piatti ispirati alla tradizione culinaria siciliana, una conoscenza che merita davvero di essere approfondita per la profumata ricchezza degli ingredienti e gli originali accostamenti di sapori non sempre comuni.
Una lettura più attenta conferma la grande tradizione culturale dell’isola, dove la contaminazione delle diversità, come sempre accade in questi casi, si è trasformata in straordinaria ricchezza, che nel tempo ha attinto a diverse radici e tessuto le storie di tanti popoli creando percorsi unici ed irripetibili.
Come sempre sottopongo all’attenzione di uno dei titolari, impegnato validamente nel servizio ai tavoli, la mia intolleranza al pepe, e vengo guidato con grande cortesia verso una scelta felice e consapevole dei piatti che posso e desidero assaggiare.
La scelta per me, nonostante tutto, rimane ampia, dal momento che ai piatti che non prevedono la presenza di pepe, vengono sommate tutta una serie di preparazioni che verrebbero gentilmente composte ad hoc per le mie esigenze.
La mia scelta come antipasto cade sulle alici marinate, a cura dello chef, secondo la tradizione isolana. Per mia moglie un antipasto con specialità di terra, mentre Daniele e Fausta scelgono un antipasto misto “Donna Aurora”.
L’attesa è breve e termina, all’arrivo degli antipasti, tra il silenzio ammirato di tutti i commensali. La varietà si accompagna all’abbondanza delle porzioni, la qualità, presto verificata, alla sapienza della preparazione.
Chi ha letto il mio profilo, e mi conosce, sa bene che considero puro esercizio snobistico “alla moda” l’idea che la qualità debba accompagnarsi alle mini porzioni, almeno per chi va al ristorante per mangiare…
Le mie alici marinate sono di sapore delicato e tenere di consistenza, il numero è davvero elevato, ma sono digeribilissime, accompagnate da un ottimo pane morbido ai semi di sesamo.
Il piatto di Mira è a dir poco sontuoso, e comprende: olive verdi tenerissime conservate in uno squisito intingolo, frittelle di ricotta di pecora, un arancino con ripieno di ragù, melanzane e zucchine grigliate e poi conservate in olio aromatizzato e una squisita tipica caponata siciliana.
L’antipasto dei nostri giovani invitati alla festa è altrettanto sostanzioso e vario, con gamberi rossi marinati, frittelle di bianchetti (avannotti del pesce azzurro), fiori di zucchine ripieni, insalata di mare con seppia, cozze, vongole e alici marinate
I primi non hanno deluso le aspettative sorte con la visione e la consumazione, accurata ed entusiasta, degli antipasti. Io ho ordinato maccheroncini con pesce spada, melanzane e menta. Un trionfo di sapori e profumi degno di nota, con appena un po’ di pomodoro ad amalgamare il tutto.
Daniele e Mira hanno preso caserecce con gamberi rossi di Mazara del Vallo e mandorle tostate.
Come secondo io e Fausta abbiamo preso una bistecca di tonno con crema all’ arancia, cipolle di tropea al marsala e mandorle tostate. Cottura perfetta, con il cuore rosso/rosato della tenera carne a testimoniare la sapienza dello chef, a completamento di un’armonia di sapori originale e difficile da dimenticare.
Prima di descrivere i dolci, compito reso impegnativo dalla nostalgia che hanno generato in noi anche solo la mattina dopo, voglio rendere omaggio al vino che ha accompagnato la nostra cena: Charme Rosé dell’azienda Firriato – tenuta Guarini – realizzato con vitigni autoctoni dell’agro di Trapani. Servito fresco, leggermente frizzante dal gusto morbido, aromatico e profumato ha raccolto il consenso di tutti, tanto che una sola bottiglia non è bastata.
Notevole la presentazione in rete del produttore, che termina con una simpatica affermazione che ben si sposa con la natura della cena: “E’ il vino della festa, generoso, scoppiettante, dall’inesauribile vitalità, carezzevole, disponibile ed aperto, per le occasioni più belle, i momenti di svago e di piacere”. Esatto, è proprio bbbuono!!!
Veniamo ai dolci, io mi sono “accontentato” di una classica cassatina, Daniele ha preso due cannolini siciliani, Fausta un semifreddo con pistacchi e ricotta di pecora, mentre Mira un bicchierone ripieno di strati di crema di cioccolato e crema di pistacchi, con riso soffiato.
Un ringraziamento sentito ai miei ospiti, che pur non essendo dei gran mangiatori hanno onorato la piccola festa e il ristorante con prestazioni al di sopra della media, ma più di tutto con una conversazione simpatica e ricca di riflessioni sugli anni e sull’età, un’identità passata che non sempre lo specchio dell’anima ci restituisce con lo stesso profilo che avevamo sognato.
Un grazie di cuore a Daniele e Fausta, per aver assecondato con grande delicatezza il mio desiderio di ripercorrere, di tanto in tanto, esperienze passate che il tempo trascorso e i grandi cambiamenti intervenuti nella realtà del nostro stare insieme, rendono oggi non solo irripetibili, ma addirittura “pittoresche”.
Oggi troppe sirene cantano le lodi di finte opportunità e illusori vantaggi personali, sacrificando sull’altare del consenso il nostro futuro, e mi illudo che solo qualche decennio fa sarebbero stati sommersi da pomodori, San Marzano del salernitano, naturalmente!
Anche solo per questo pensare, e pensarci, in fondo è bello compiere gli anni, anche se il bilancio ci consegna più perplessità che certezze.
Non è invece stata amara la cena, che il gentile titolare che ci ha servito e ha arricchito con la sua simpatia e con gesti di misurata e gradita gentilezza, come la candelina apposta sul mio dolce, e l’offerta di un ottimo liquore a base di carrube come digestivo di fine cena.
La cordialità e professionalità del servizio ha trovato un apprezzato epilogo al momento di lasciare il ristorante, materializzatosi in un regalo da portare via: rosolio di arance.
Grazie a Mira e Fausta per aver illuminato la cena con i loro sorrisi, a Daniele, che ha raccolto senza protestare tutti i bicchieri che abbiamo riempito, e al ristorante “Donna Rosa”, degna cornice di colori e di sapori per questa bella serata.
A proposito ... grazie a Daniele e Fausta anche per il loro bel regalo!!
Imperdibile!!!
[joy]
10/11/2014