Da dove possiamo cominciare ? Già perché quando mi viene da raccontare un’esperienza diversa ho bisogno di ispirazione , un’ispirazione che viene da lontano, da molto lontano, sia parlando di distanza che di ricordi: 1991 oltre tre settimane in India, specificatamente in quella regione dell’India che arriva quasi al confine con il Pakistan, il Rajasthan, terra di Marajà , di contraddizioni, di mercati, di tigri, ricordi che vanno agli appostamenti all’alba a Rantambore, all’assalto al treno per jaisalmer, ai topi di Agra, alla magia del Taj Mahal e per la serie “ricordi di viaggio” ci fermiamo qui .
Sapevo che a Modena era esistito un ristorante indiano, notizie frammentarie lo davano per chiuso, riaperto, richiuso, poi, una di queste mattine, mi arriva una mail pubblicizzante un’offerta, controllo meglio, viene da’’India , precisamente dal Ristorante India di Modena, mi informo meglio, ha riaperto da un paio di mesi con nuova gestione .
Qualche secondo di riflessione, visita al sito, preciso ed esauriente, con tanto di menù e prezzi, deciso, tento la telefonata al fisso, non risponde nessuno, mando una mail di prenotazione per la sera del giorno dopo e dopo qualche ora mi arriva la risposta :
mittente: sukhwinder singh
testo: prenotazione confermata grazia per scelta della ristorante indiano.
Splendido, a casa non dico nulla se non che la sera dopo si va in un ristorante a sorpresa. e sorpresa, peraltro graditissima, sarà.
Il locale è situato all’angolo fra Via Pelusia e Via Pergolesi, zona modena est, non lontano dal centro commerciale I Portali, sinceramente il quartiere non è proprio dei più pittoreschi, anzi, è un pochino triste.
Veniamo fatti accomodare sulla terrazza esterna, tavoli in plastica, tovagliato in stoffa, piatti e sottopiatti, paesaggio esterno un po’ triste, la strada, visto il periodo estivo, non è trafficata, si sta più freschi che all’interno.
L’interno però merita una descrizione: tavoli in legno, sedie in legno, anche all’interno tovagliato in stoffa e piatti e sottopiatti, fiori finti (ma molto belli) su ogni tavolo, pareti dipinte di un bel rosso, quadri alle pareti, ambiente pulitissimo, stile orientaleggiante, molto bello.
Il Signor Singh cura direttamente la presa delle ordinazioni, è un signore alto, scuretto, dai tipici lineamenti indiani, precisamente del nord dell’India, veste una elegante camicia bianca e porta la biro nell’orecchio (molto pittoresco), parla sufficientemente bene l’italiano ed alle ordinazioni interviene annuendo o disapprovando, ma sempre con un “nobile distacco” .
La carta è molto ricca, si può spaziare fra piatti vegetariani e piatti di carne e pesce, è presente il pollo, l’ agnello, anche il maiale, non la carne bovina……….e mi tornano in mente le motivazioni delle furibonde liti fra indù e musulmani, per i primi la vacca è sacra, mentre i secondi le vendono nelle loro macellerie a cielo aperto, India terra di contraddizioni, di diverse culture, di diverse religioni.
Sono presenti anche quattro menù completi, uno di pesce (Mumbai), uno vegetariano (Punjab), uno standard ed uno mix.
Mentre Gherta sceglie il Punjab io propendo per lo standard per poi ordinare il mix , la mia vista non è più quella di una volta e la luce crepuscolare mi ha fatto evidenziare la pagina errata !!!
D’altro canto un amico, proprio il giorno prima mi ha detto: alla nostra età la vista la si cura andando dall’ottico per acquistare un paio di occhiali o andando dall’ortopedico per farsi allungare le braccia……….io tengo ancora buona la seconda ipotesi, ma i risultati non sono sempre confortanti.
I menù completi comprendono un antipasto fisso, un pane (scelta fra due), un secondo (scelta fra tre) ed un dolce (scelta teorica fra tre e poi in realtà fra tutti i dolci presenti), occorre poi aggiungere € 1,50 di coperto e le bevande, alla fine spenderemo 37 euro in due !!!!
Andiamo con ordine, per entrambi i menù l’antipasto è il medesimo
samoosa: piselli e patate in sfoglia e pakora: melanzane in pastella di farina di ceci, fritte
uno splendido piatto che ricorda il cibo di strada spesso apprezzato in quel viaggio dove i ricordi si perdono, il fritto non è leggerissimo, ma il sapore è ugualmente delicato, ci vengono presentate anche alcune salse, una dolciastra, un paio speziate ed una “very hot”, mango piccante, qualcosa di diabolico !!!!
In accompagnamento all’antipasto ed alle salse, arrivano anche:
cheese naan: focaccia di farina bianca ripiena di formaggio
stuff paratha: focaccia di farina bianca ripiena di verdure
sono molto soffici, molto delicate, i ripieni si sentono ma non sono molto invasivi…………ed i ricordi ritornano ad una cena ad Agra, allietata dal suono di un sitar, dove gustai un cheese naan con il quale lottai tutta notte !!!
Si prosegue con il piatto principale, dal menù Punjab è stato scelto il
navratam korma: nove verdure cucinate con panna, frutta secca e spezie , ne assaggio una forchettata, è veramente molto buono, è poco più che delicato, le spezie si sentono ma non storpiano il piatto.
dal menù mix io scelgo
chicken shahi: bocconcini di pollo cucinati in salsa delicata di panna con zafferano, mandorle, anacardi, aromi e spezie , piatto delicatissimo, forse fin troppo, il pollo è tenerissimo, la salsina abbondante, veramente di buon livello.
I secondi sono accompagnati da riso basmati semplice, da usare come accompagnamento, come in quasi tutte le cucine orientali e del sud del mondo : chicchi lunghi, separati fra loro, cottura perfetta.
Siamo pieni ma sappiamo che manca il dolce e scegliamo
halva: tortina a base di semolino, vorrei evitare di dire che io non sono un estimatore di dolci e questo non mi permette un giudizio preciso, in ogni caso questo “halva” si lascia mangiare ma non mi suscita alcuna considerazione particolare, oserei dire senza infamia né lode.
kheer: budino di riso con uvetta, non è un budino, assomiglia di più a riso cotto nel latte con l’aggiunta di uvetta, fra le altre cose il latte è molto pannoso, se debbo dare un giudizio lo definirei “discreto” ma, come capita spesso, avrei mangiato più volentieri un’altra focaccia.
Abbiamo pasteggiato con acqua minerale, il the speziato era stato sconsigliato dal Signor Singh e con uno splendido
Lassi: che altro non è che un frullato di yogurt salato e speziato, mi è stato servito bello fresco in un bicchiere da birra tipo weiss, a prima vista poteva sembrare una birra media ; questa bevanda si sposa alla perfezione con i cibi speziati o piccanti riducendone un po’ l’impatto che in alcuni casi (vedi salsa piccante al mango) può essere “devastante” .
Splendida esperienza, bel ristorante, ottimi piatti, servizio impeccabile, riscoperta di sapori quasi dimenticati, mi sento di concedere un cappello in più di quello che forse meriterebbe proprio per i ricordi che mi ha fatto tornare alla mente .
Imperdibile!!!
[Rolando]
26/08/2013