Era andata ottimamente il giorno prima a Pavia, dopo che eravamo tornati a cena nella trattoria favolosa dove avevamo mangiato benissimo a pranzo.
Così, alla fine dei nostri giri per l’Oltrepo’, seguo l’istinto di mia moglie che suggerisce di tornare verso casa e di fermarsi a La Crepa, di Isola Dovarese, dove eravamo già stati oltre un anno prima, con risultati eccellenti, allora in una giornata piovosa e ghiacciata, con l’Oglio quasi in esondazione, ma col calore di quel gran posto che ci aveva riempito l’anima, oltrechè, piacevolmente, lo stomaco.
Stavolta c’è un bel soletto e il locale è quasi deserto come la piazza, dove, manco a farlo apposta, incrociamo lo stesso personaggio problematico dell’altra volta.
Vista l’ampiezza delle sale vuote e i soli due tavoli occupati, io opterei per andare nella sala interna.
Mia moglie invece in quella d’ingresso.
Morale: seguo mia moglie
E sbaglio per la seconda volta
Poco dopo infatti, lei sente uno spiffero sul collo, e si sa quanto diano fastidio alle mogli gli spifferi sul collo. Dunque mi offro di scambiare posto, maaaa... lo spiffero sul collo dà fastidio anche a me...
Il cameriere si meraviglia dello spiffero, sostenendo che il ventilatore è chiuso...
Quindi ci spostiamo in un altro tavolo della sala d’ingresso, che però era di fronte ad un magazzino – freezer, da cui usciva una ventata gelida ogni qual volta (ed era spesso) che il cameriere entrava a prendere dei biscottini dessert o altre cose che non ho visto...
Avremmo dovuto cambiare posto ancora, ma non ci è sembrato il caso...
Ordiniamo da bere: io un calice di Pinot Nero Rosè spumante Vanzini, di S.Damiano al Colle, sempre dell’Oltrepo’ Pavese, molto molto buono, profumato di fiori e frutti, servito alla giusta temperatura.
Per mia moglie una bottiglia di acqua gasata, di cui in parte ho usufruito anch’io.
In tavola un cestino di pane niente di particolare, con dei grissinoni non memorabili.
Notiamo che il menu è quasi identico a quello dell’altr’anno.
Questo può essere un fatto normale per una trattoria tradizionale di medio bordo, ma non per un locale di questo genere, il cui chef qualche leggera novità, ogni tanto, a nostro avviso, dovrebbe introdurre.
Io comunque, tanto per smentire subito il concetto espresso con la frase sopra, non so resistere (come sempre) alla tentazione di tortellini in brodo, che in queste zone, così come in Emilia, fanno molto ma molto meglio che non nel Veneto dove vivo. Quindi ordino un piatto di marubìn, che sarebbero i tortellini cremonesi ripieni, se non ricordo male, di stracotto di salamella, e cotti, anche qui se non ricordo male, con tre brodi, ovvero con il brodo di tre carni diverse... manzo vitello maiale... o pollo vitello maiale... o... mmm...
beh, il brodo era normale, i tortellini erano abbastanza buoni cotti giusti, con una bella pasta spessa come piace a me, solo un po’ insipidini. Ma ci metto sempre tanto parmigiano grattugiato e io sono a posto.
Mia moglie ordina un piatto di tortelli asciutti alla provola: purtroppo lei è più sfortunata... i tortelli arrivano stracotti, con la pasta smorlaccosa... l’interno è più insipido del mio... sono dieci tortelli in tutto, due tre li ho assaggiati anch’io... peccato...
Comincia a montare il nervoso della mia adunca metà.
Chiede dunque se le possono portare delle verdure. “C’è solo insalata... “ le viene risposto...
Ma come? In un ristorante di questo calibro, con questa nomèa... non c’è della verdura cotta?
“Proviamo a vedere in cucina...”
...
“Sì, va bene, c’è la verdura cotta.”
Io chiedo di mangiare un petto d’oca, per concludere la due giorni a base d’oca.
Alla Marta portano un GRUMO di cime di rapa bollite e scondite
Quindi tre patatine fritte come le Pai, ma fatte in casa e tutte marron (cioè mezze bruciate). Da ultimo, per le grida (sopite) di incazzatura della mia consorte, UNO spicchio di carciofo che lei assicura tolto da un vasetto di sottaceti e poi saltato un attimo in tegame... duro, stopposo, sapeva d’aceto.
Il mio petto d’oca, invece d’essere rosato e scottato, è stracotto, abbastanza tenero, ma marron, con un gusto un po’ insulso, quasi da “freschìn”, dovuto ad una cottura eccessiva (non so se anche a carne non troppo fresca). La verdura è costituita da SEI patatine come quelle di mia moglie, ugualmente marron per essere state troppo nell’olio fritto.
Io di solito preferisco la qualità alla quantità, ma qui...
Ci guardiamo perplessi.
Ultima sventolata: dalla porta del magazzino freezer escono quattro - biscottini – quattro anche per noi, offerti dal locale.
Per addolcire le nostre sensazioni non sono stati sufficienti (penso che la mia accipitriforme metà li giudicasse AMARI ).
Il conto totale è di 47 euro.
Per la Marta un cappello e ringrassiàr el Signor.
Per me, cioè per come ho mangiato io, tra i due e i tre.
Come media, uno e settantacinque.
Anche stavolta (così la faccio completa), nell’incertezza tra l’uno e il due, seguo l’indicazione di mia moglie, perché l’aspettativa, vista l’esperienza precedente, era alta, e la delusione ancora più alta, anche se la matematica pure si avvicinerebbe di più al due (che comuqnue per me rimane una valutazione insufficiente).
E poi, un posto di lignaggio superiore, con prezzi abbastanza altini, non dovrebbe fare queste cadute. Quando si cade da un punto alto, ci si fa più male.
Poteva andare meglio..
[tranzollo]
02/03/2012